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I figli: catalizzatori della nostra crescita

Ci assomigliano.

Hanno ereditato i nostri geni.

Mia figlia ha ereditato la mia solarita’ la mia tenacia, la sicurezza e irrequietezza paterna ma oltre a tutto questo su cui avremo avuto sicuramente un’ influenza, ha ereditato da me e forse dalla zia paterna due enormi tonsille che ” lavorano troppo”.

Questo pur essendo normale e comune a tanti bambini limita lo sport e tanto altro.

Le nostre vite subiscono mensilmente uno stop: placche febbre alta notti insonni medicine.

Tutto questo mi riporta nel passato,un passato traumaticobe doloroso.

La mia infanzia e’ stata segnata dalla tragedia di ammalarsi spesso.

La mia giovane mamma si colpevolizzava se mi permetteva una vita normale, dal sudare a far sport a prender freddo a stare con amichetti malati fino a metter la gonna.

Poi il coro degli affezionatissimi nonni zii!

Il pensiero magico per tentare un controllo impossibile era sempre in agguato.

Sfiga, associazioni sbagliate: “ogni volta che va li’ si ammala”.

Erano altri tempi, tempi in cui la psicologia non era cosi’ accessibile come oggi.

I miei adulti facevano quello che potevano e che sapevano fare.

Per quella bambina con la vestaglia con tanto dolore alla gola provo un senso materno di protezione, ma quella bambina sono io.

Adesso sono cresciuta sono una mamma che non puo’ ripetere un copione disfunzionale.

Quindi nessuna tragedia e nessuna sfiga.

Tutto normale e affrontabile.

Ci ha pensato il pediatra a metterlo in chiaro.

Osserviamo e non escludiamo l’ intervento.

Intervento?

Qui si apre una porta la cui serratura e’ inchiavata bene.

Ruggine.

Dovro’ aprirla.

Non riesco da sola.

Anzi si.

C’ e’ una ragazzina dietro a quella porta in una stanza di ospedale con la vestaglia rosa.

Ha da poco avuto una grande emorragia il giorno di Natale.

E’ stata di nuovo ricoverata si era operata alle tonsille.

Ma stop questa e’ la mia storia non quella di mia figlia.

Col mal di stomaco per i miei nodi irrisolti la vedo correre per un corridoio di ospedale duarante l’ attesa di visita.

La vedo giocare a fare la dottoressa serena e curiosa.

Come mamma ci saro’ sciogliendo i miei nodi, rielabondo ed essendoci in modo equilibrito.

Non possiamo pretemdere che tutto sia automatico.

Come genitori siamo chiamati a crescere.

Ognuno ha i suoi punti dolenti e irrisolti.

Una mia cara amica mi ha detto: ” siamo imperfetti ma perfettibili”.

Ecco credo che questo dovremmo ai nostri figli.

Quel vestito di carnevale e la premessa di una promessa libertà

Questa mattina condivido con voi una riflessione da mamma su quanto possa esser difficile lasciare libertà a i nostri figli senza una nostra elaborazione.

Parto da un argomento apparentemente futile che però può avere sfumature più profonde.

Mia figlia sta crescendo e lo sta facendo in maniera sorprendente e meravigliosa.

Per lei non sono più solo la sua base sicura, la sua meravigliosa mamma, quella a cui vuole assomigliare, quella a cui ruba i trucchi, smalti, quaderni e reggiseni, quella che imita quando gioca, quella che spesso la sorprende con sorprese idee nuove ecc..

Per lei sono anche “mamma brutta e cattiva” quella che dà limiti, che fa rispettare alcune regole, che non fa comprare tutto al supermercato, quella che costringe a lavarsi e che vuole spegnere la tv, quella che a volte non guarda per chiacchierare con le amiche a cui fare allora i dispetti.

Tutt normale? Credo di sì se è entro certi limiti.

Diffcile da gestire?un po’ lo ammetto.

Perché anche per me lei non è più la bimba che vestivo come volevo che accettava tutte le mie proposte, che stava nel passeggino mentre io guardavo le vetrine, che accoglieva con entusiasmo tutto ciò che proponevo.

Lei è una bambina con i suoi gusti e la sua personalità e non per forza uguale a me.

Sta mattina condivido un caso spinoso.

Un mese fa in un negozio di accessori mia figlia ha scovato un vestito da sirena.

A me piaceva moltissimo.

Io non mi sono mai vestita da sirena. Adoro il carnevale.

Nella nostra zona é molto sentito, perché Fano è Città del Carnevale quindi la festa dura un mese e ogni week end sfilano i carri.

Ho completato il vestito da sirena cucendo un bellissimo mantello per ripararla dal freddo.

Po un pomeriggio siamo state a trovare la mia amica storica che ha due figlie.

Camilla la più grande ha generosamente prestato a Sveva mia figlia, un suo vestito di carnevale di quando aveva esattamente 4 anni da principessa rosa.

Hanno ballato insieme tutto il pomeriggio come proprio come facevamo io e la mia amica. Siamo tornate a casa col vestito da principessa e quello da sirena nell’armadio.

“Questo vestito profuma di Camilla” mi ha detto, ed è vero a me profuma della mia amica. È così orgogliosa quando lo indossa e sta attenta a non sporcarlo o rovinarlo.

Come se non bastasse anche la su sua amichetta Ludovica è vestita da principessa rosa.

Il vestito da sirena dimenticato.

“No mamma non me metto” mi ha detto.

Qualcosa risuona dentro di me.

Non ho mai rifiutato un vestito di carnevale cucito da mia madre.

Perché la principessa quando sirena è molto meno banale?

Lo indosserei io se solo potessi entrarci.

Una voce autoritaria e ricattatrice vuole urlare “ok allora non ti vesti”.

Ma per fortuna ho sviluppato la capacità di riflettere ed elaborare.

Spesso nella vita far contenta mia madre mi è pesato.

Mi passano in mente tanti ricordi.

Mi passano in mente anche tanti ricordi con la mia amica.

Un’ adolescenza trascorsa a con la stessa felp dell’hard rock le stesse scarpe da ginnastica gli stessi sandali con la zeppa e le stesse meches, e tanto altro ancora.

Ok piccola divertiti nella tua nuvola rosa.

E io? Mi consolero’tirando fuori il mio vestito hawaiano un po’ mamma un po’ donna un po’ bambina come sono, un po’ delusa un po’ felice di lasciarti libera.

Sul costume da sirena mi lascio due possibilità :

Prima: v endiamolo è educativo ma crudele?

Seconda: lasciamolo nel limbo chiuso nell’ armadio con una frase indefinita ” forse lo. mettiamo il prossimo anno o per giocare” diseducativo?

Ci penserò prometto…

Intanto Buon Carnevale!

Possiamo scegliere consapevolmente correre il rischio di sbagliare ma possiamo.

sempre riparare.

Sta vvolta ho scelo la sua libertà.

Il lungo inverno delle mamme e dei figli

“I bravi genitori non preparano il cammino per i propri figli ma preparano i propri figli al cammino”.

Ma quali sono gli strumenti più adatti?

E’difficile per noi genitori riuscire a capire cosa dare in determinati momenti e si rischia spesso di sbagliare.

Ci si può confondere tra bisogni propri e bisogni dei figli e l’unica soluzione è mediare un po’ cercando un’equilibrio sereno ma non è sempre semplice.

In questi giorni ci si chiede in molti se è opportuno mandarli a scuola in questo periodo.

Scarlattina pidocchi influenze, in coda ad un inverno di tanti virus atipiretici antibiotici corse dal pediatra e tanta stanchezza accumulata.

Noi mamme siamo stanche e loro certo non possono prendere ulteriori antibiotici.

Alcuni pediatri consigliano di non mandarli.

Ma così non siamo in grado di fornire gli stessi strumenti che forinbbe la scuola.

Siamo noi a pilotare, pomeriggi giochi educazione in modo elsclusivo.

Diciamo che possiamo tenere duro ancora per un po’ poi è necessario ricominciare la socialità a scuola.

Il nostro periodo è stato pieno di lavoretti di amichetti non malaticci, di visite dai nonni ma anche di noia e solitudine.

La nostra casa è diventata una ludoteca e da mamma mi son trasformata in educatrice, organizzatrice di pomeriggi con due soliti amichetti, a volte in maestra di danza e animatrice e a fine serata in strega cattiva esausta.

Se tornassero a scuola dovremmo diventare di nuovo mamme infermiere pure spesso malaticce, la durata di frequenza :una settimana.

Dicono sia un effetto del lungo isolamento di questi anni. Sta di fatto che a casa i nostri figli non hanno gli stessi strumenti che avrebbero a scuola, nonostante mille sforzi.

Siamo noi a pilotare e questo è pesante per noi e per loro.

Si siamo noi a scegliere gli amichetti i giochi ecc.

Compensare la mancanza della scuola é difficile.

La terribile televisione é sempre in agguato.

La simbiosi si rafforza a volte con sfumature regressive per la diade.

Come proviamo a salvarci?

Tentando passi di danza organizzativi, aspettando la primavera.

Facendo le equilibriste tra un po’ di noi stesse e la totalità che stiamo donando.

Provando a godere di questo tempo che a volte sembra lento ma che non tornerà conservando i sorrisi e il bene infinito che ci lega ai nostri figli.

Integrando con eventi all’aperto fortuna il carnevale da noi molto vissuto!carnevale di Fano😊

E se va tutto bene continuiamo a ballare domani prima lezione di danza in piccolo gruppo e per la mamma.. Tapirulan?!

Aspettando la ripresa… spero di fornire gli strumenti più adatti alla mia piccola ❤️

Vi lascio con una bellissima filastrocca di Bruno Tognolini

Leggendola possiamo capire il giusto ordine delle cose senza sentirci in colpa se non formiamo abbastanza strumenti ma anche se ne formiamo troppo e anche se a volte invece quando frequentano ci sembra di esser messe da parte perché succede anche questo.😊

“A casa io gioco

A scuola io faccio

A casa è il mio fuoco

A scuola è l’abbraccio

A casa c’è mamma

A Scuola la maestra

A casa la tv

A scuola la finestra

A casa io sono

A scuola divento

A casa c’è il sole

A scuola c’è il vento

A casa io chiedo

A scuola rispondo

A casa c’ è il nido

A scuola c’ è il mondo”.

Lettone o cameretta?

Il “lettone” è di mamma e papà ma sono benvenute le visite dei figli per coccoletime.

L’argomento ovviamente non si riferisce ai neonati.

I bbambini molto piccoli si svegliano continuamente, oltre ad esser più comodo aver il piccolo in camera, la sua presenza è il co-sleeping creano un’ atmosfera nuova per la diade e per la triade che a mio parere va goduta finché si può e finché è sana.

Quando pero’ i nostri figli iniziano la Scuola dell’infanzia o forse per qualcuno anche prima(nonn c’ é un tempo fisso per tutti, occorre osservare i bisogni di ciascun figlio e si ciascun nucleo) si rende evolutivo il passaggio nella propria cameretta.

Ma perché questa separazione?

Noi mamme di certo non la viviamo come automatica e spontanea, credo però che possiamo rifletterci.

A mme è successo così.

Per i papà dipende…qualcuno si era adattato a dormire in tre o ad avere uno spazio isolato, qualcuno invece vorrebbe rimettere ciascuno al proprio posto come nel nostro caso.

Tramamma ee figlio/ a la simbiosi di è già alle tata in parte.

Mia ffiglia ad esempio ha ormai quattro anni, ha i suoi amici, le sue maestre, vive dinamiche in cui non sono coinvolta e per le quali attiva le sue risorse.

Non è stato semplice neppure questo per me. Gradualmente per noi mamme inizia anzi ritorna un piccolo spazio privato, per qualcuno da ricostruire.

Dormire aabbracciati la sera potrebbe rappresentare un ricongiungimento necessario.

Si trascorrono ore lontani sopratutto per le mamme che lavorano e così di notte può tornare la simbiosi che tanto manca in alcuni momenti o periodi.

È come se si ripristinasse quella forte vicinanza minacciata dalla paura di perdersi ma questo non è sanissimo.

La vicinanza tra mamma e figlio/a cambia evolve e anzi dovremmo ridescriverla arricche ndola di significati nuovi e ovviamente mettendoci noi per prime in discussione.

Intanto occorre a mio parere invogliare i nostri figli a trascorrere tempo nella propria cameretta, coinvolgendoli magari nella preparazione di questo spazio.

Nelnostro caso abbiamo scelto il colore delle pareti insieme e poi mia figlia ha optato per tanto stickers murali tema unicorno.

Per ora abbiamo aggiunto al suo un secondo lettino provvisorio o forse no 😄che potrebbe restare sempre disponibile per tutte le volte in cu potrebbe esser necessaria la vicinanza.

I due lettini erano inizialmente attaccati e da poco sono staccati.

In questa gradualità quella che fa più fatica sono io!!!

Inizialmente avevamo la culla in camera poi il lettino piccolo poi mamma e figlia abbracciate nel lettone e mio marito è finito in cameretta.

Ora ho due postazioni una vicina a mia figlia e una nella mia metà di lettone.

Ci vorrà ancora pazienza però quello che è chiaro è che il suo luogo è la sua cameretta.

Quello spazio in cui può scegliere di giocare un po’ ritirarsi per un son lino se le va, leggere i suoi libri anche se questo avviene anche sul divano.

Quel lettino diventerà gradualmente una sicurezza uno spazio in cui sentire e assecondare i propri bisogni.

La sua cameretta è piccola così le abbiamo organizzato sempre con la stessa modalità del coinvolgimento una stanzetta per tutti i suoi giochi rinunciando alla lavanderia.

Sveva è fierissima di mostrare questi spazi ai suoi amichetti ai nonni e ai nostri amici.

Sono mmolti sorpresa di questa risposta così positiva.

Questo passo dovrebbe anche aiutare a mettere qualche confine tra rapporto di coppia e rapporto genitori-figli.

Non ddevono mai preoccuparsi dell’asse coppia sia bene che nel male non andrebbero coinvolti troppo.

Benvengano ccomunque tante coccole insieme che possono costituire bellissimi momenti familiari ma occasionali.

Sembro cinica? No

Hosentito il bisogno di lettone fino alle scuole medie e dormire da sola per me è stato difficilissimo.

Ho aamato averla con me nel lettone quasi fossi in uno stato anche io di permessa regressione.

Ma no ora non son io la bambina sono la mamma con il cuore pieno di voglia di dare quello che è consono per la sua età.

Infondo mi ero scordata che non dormo sola ma con mio marito, era necessario questo passo

Aggiungo che ci sono tante famiglie con genitori separati.

Anche iin questi casi mi sento di consigliare la stessa cosa. Per il bambino/a ci sono in ballo indindenza da costruire, fiducia in se stessi, fiducia nei genitori, capacità di ascolto e per noi genitori capacità di regolare la vicinanza in modo sano.

VITA IN FAMIGLIA

Il passaggio dalle feste comandate alla ripresa della routine familiare

E così son finite le feste.

Questa mattina alle 8.15 ero sola a casa, dopo un mese di simbiosi per influenze varie poi feste e ferie di mio marito.

Certo mi mancano le loro voci la tv di sottofondo mia figlia che canta col microfono nuovo, le nostre uscite e i battibecchi.

Apprezzo però tantissimo questo silenzio e questa solitudine che mi consentono di sentirmi un po’ più vicina a me stessa.

Innanzitutto mi son preparata un’ottima check list delle faccende quotidiane o routine come oggi si dice.

Così procede tutto più automaticamente.

Eccomi dunque qui, in questo spazio iniziato accantonato poi ripreso mai abbandonato soprattutto col pensiero.

Ho letto tanto in questo anno e avrò molte novità da condividere tra cui la pagina Instagram spuntidocrecsitaquaela che vi invito a seguire per contenuti più immediati e veloci e per conoscermi meglio.

Tornando a questo nove gennaio, giornata di ripresa un po’ per tutti, vi confido che ho provato un po’ di malinconia nel disfare gli addobbi.

Con i bambini gli addobbi e il Natale hanno un significato diverso.

Ogni nuovo stimolo viene accolto e vissuto con superentusiasmo e a loro prender confidenza con il calendario fatto anche di feste comandate serve per orientarsi.

La nostra casa è stata piena di luccichini, colla, colla a caldo, tovaglioli per decoupage, stoffe, fili, palline, fiocchi carte finché addirittura Sveva mi ha chiesto di organizzare la caccia al tesoro degli elfi in casa.

Tutto questo però alimentato dalla pubblicità natalizia iniziata a ottobre e dai negozi subito natalizi appena terminato Halloween, che hanno dato una mano a creare aspettative troppo elevate.

Così Natale eCapodanno in casa con tonsillite raffreddori sinusite mi son pesati molto di più.

È vero che erano feste ma comandate.

Appena leggermente più in forma siamo usciti e siamo saliti sulla giostra natalizia, alla ricerca di eventi sui social: villaggio di Babbo Natale, Casa della Befana, Elfi, Presepi, Borghi e infine Saldi.

Infondo è anche l’ anno della ripresa.

Nel frattempo anche puntatina all’Ikea per sistemare casa e incastri vari per salutare amici che non riusciamo a vedere spesso.

A casa insomma non volevamo stare, finché un pomeriggio nervosi dopo un pranzo veloce fuori, bloccai da freddo e nebbia che impedivano il nostro programma siamo tomati a casa.

Io e mia figlia siamo crollate nervose esauste ancora malaticce sul divano come ogni giorno non di festa io e lei. ABBRACCIATE.

In tutto questo girotondo divertente abbiamo forse dimenticato di ascoltarci, di ascoltare anche le nostre stanchezza.

Avremo in questo mese tutto il tempo per capire bene i giochi in scatola che ci hanno regalato, dare un nome alle bambole, leggere i libri, ritrovando calma tempo libero e noia che sono mancate.

Mia figlia però non è forse del mio parere perché ieri sera prima di addormentarsi mi ha chiesto se al ritorno da scuola facciamo qualche lavoreto o invitiamo amichetti. Perché no?

La libertà è questo e la bona ripresa dovrebbe esser graduale.

Ciao feste comandate e bentornata routine arricchita.

Per i bambini la ricchezza è stata questa.

Per noi adulti è diverso.

Per me la ricchezza è aver potuto vivere momenti in tre.

Momenti in cui potevo entrare nei negozi per me e dalla vetrina vedevo mio marito spensierato e leggero giocare con mia figlia e tanti altri, ballare raffreddati musica anni ’90.

E momenti con gli amici.

Sono molto grata alla vita per le mie amicizie “imperfette” vissute poi rallentare anche dal covid, sempre però sentite e lette negli stessi sguardi che si capiscono al volo.

Da queste cose traggo forze nuove, dagli arrivederci speranza.

Tutte vite ormai diverse e tutte terribilmente umane.

Ritrovarsi e rispecchiarsi negli amici con gli amici: la cosa più bella.

Ecco la routine arricchita.

Buona ripresa a tutti nel caos delle nostre vite.

A presto con gli spunti psicologici che sono come sempre indispensabili per me e per la mia famiglia e che vorrei condividere con voi!

Intagram: spuntidicrescitaquela

Forza ragazze portateci sulla luna 🌙

Questa mattina la Cristoforetti ha salutato con un bacio compagno e figli per “volare sulla luna” .

La foto mi è capitata sott’occhio mentre preparavo mia figlia di tre anni e mezzo per la sua prima gita scolastica e mio marito in ansia per un appuntamento di lavoro a cui non voleva tardare, cercava di essere paziente coi tempi biblici mattutini come da me caldamente suggerito.

Sono mamma di una femmina, di una futura donna.

Questa foto va condivisa e dovrebbe diventare virale non solo perché ritrae la possibilità e sfida gli stereotipi.

L’ immagine è l’ emblema della INTERCAMBIABILITÀ di mamma e papà.

Per essere entrambi felici e tranquilli come genitori e compagni di vita dovremmo essere intercambiabili.

Dovremmo essere co-responsabili in pari misura di tutto ciò che abbiamo creato insieme, oltre le nostre individualità.

Se la mamma, una qualsiasi mamma, anche una come me, che ha deciso per un po’ di dedicarsi alla famiglia, o tante di noi nelle più varie situazioni, decide di andare per un po’ “sulla 🌙 luna” dovrebbe essere libera di farlo senza sensi di colpa.

Esserci non è semplice e non è così scontato.

Siamo in molte ogni giorno: comprendiamo, confortiamo, cerchiamo di trasmettere sicurezza, conteniamo, ed educhiamo soprattutto mettendoci in discussione e in gioco per prime.

Poi c’è il resto.

Per molte il lavoro per altre la casa ecc.ecc..liste infinite di cose pratiche da fare mentre appunto si educa essendoci.

Nella maggioranza dei casi le donne hanno un carico mentale superiore a quello degli uomini.

Vi segnalo due libri che mi hanno aiutato molto in questo periodo:

“Dal senso di colpa al senso di dono” di Irene Bernardini

“Lo faccio per me” di Stefania Andreoli

Perché per me questa mattina “la luna” è essermi concessa di leggere un po’, scrivere un po’ ancora inpigiamata fino tardi con una seconda colazione gustosa, prima di pensare a tutto il resto!

E voi? Quel è la vostra luna?

Ricordate di permettevi di volarci ogni tanto.

Donna indipendente oggi

Sono mesi che questo articolo è lì pronto ad uscire ma mai maturo per essere scritto.

Tantissime volte mi sono trovata a confrontarmi con amiche su questo tema scottante che ci coinvolge tutte: l’ indipendenza economica.

Molto spesso, troppo spesso mi sono trovata attaccata per la mia origine familiare credo, da ragazze molto spesso anche più giovani di me o più grandi che monopolizzavano cene e conversazioni trasformate in lunghi monologhi pesanti e auocelebrativi del loro immenso sacrificio lavorativo, con richiami nascosti ma non troppo ed attacchi neanche troppo celati nei confronti della mia vita economica uniti a morbosa curiosità.

Allora ero stata l’ unica a scegliere un lavoro autonomo solo pomeridiano perche’ il mio desiderio era avere quello che ho, una famiglia mia sana.

Io da donna volevo tenermi stretto il diritto di vivermi i figli e il mio matrimonio,il mio ruolo casalingo anche ma per scelta mia.

Non per questo non amo il lavoro che ho svolto e che svolgerò.

Mi sono sentita molto spiazzata e imbarazzata ma anche dispiaciuta forse per la modalità brutale direi.

Non è mia abitudine confrontarmi mai, su questo piano.

Ragazze non soddisfatte e basta del proprio lavoro, sensazione che ho conosciuto per fortuna , ma invasate, ignare, spesso anche di essere sfruttate da un circolo vizioso lavorativo che crea dipendenza, sfruttamento, ragazze che forse non accedevano bene ai propri interrogativi sulle scelte,ma allo stesso tempo ragazze e donne non pronte altri sacrifici o rinunce pure materiali.

Non è mia abitudine soprattutto fare i conti sulla vita degli altri, quando ci si limita all’ apparenza.

Ho sentito di tutto e la cosa più bella che ho fatto, ho condiviso queste riflessioni con mio marito.

A loro devo un grazie!

Grazie perché da quei comportamenti aggressivi e gratuiti ho iniziato una riflessione personale appassionata analitica e attenta.

Anni di osservazioni, anni di pensiero anche per quel confronto con le nonne, con le donne degli anni cinquanta, quanti film, quanti libri..nostalgia di un ruolo più limitato e forse semplice ma costretto.

Ricordo il museo della donna di Merano poco prima di rimanere incinta, bhe lì mi sono persa.

Poi gli occhi di mio marito e del mio ginecologo quando mi è uscito “Nooo”..appena ho saputo di aspettare una femmina.

Non perché non fossi contenta, ma perché esser donne è ancora dura oggi e adesso non lotto più solo per me stessa ma anche per mia figlia, con una motivazione molto più ricca ed energica, la forza che viene da lei.

Qualche mese fa avevo scritto un articolo sull’ Enciclopedia delle donne anni cinquanta, ma non era “lui”.

Ho deciso di accantonare l ‘ argomento, pensando che forse era una cosa troppo personale e forse anche troppo profonda.

Poi in TV mentre sfaccendavo in cucina l’altro giorno …una pubblicità che mi ha lasciato senza fiato.

Alcuni creativi hanno realizzato una pubblicità progresso sull’ indipendenza economica femminile e hanno espresso in termini esatti proprio quello che avevo in testa ma che non riuscivo a verbalizzare.

Lo spot è breve e veloce.

Ci sono quattro amiche al bar che sfoggiano i loro successi economici.

La prima ha firmato per una casa troppo grande scelta dal marito ignara di ciò che significa la firma, la seconda si appella alla grande fortuna di essere sposata facendo riferimento alla capacità del marito di aver iniziato un commercio di PC come integrazione economica e così via …

L ‘ ultima si giustifica …e centra il punto!

“infondo siamo una cosa sola”.

All’inizio non ho scritto perché la pubblicita’ mi pareva spinta.

È giusto collaborare no?

È giusto compare casa insieme no?

È giusto appellarsi ai propri diritti matrimoniali no?

Siamo una cosa sola, ce lo dice il matrimonio cristiano.

Siamo più noi a sacrificarci per la famiglia ancora, ma è sempre stato così.

L’ultima delle donne parla del suo mini stipendio per coprire un marito spendaccione.

Quello che mi ha colpito di più della pubblicità è che non c’ è attacco agli uomini, a parte questo ultimo molto soft.

io non sopporto l’attacco agli uomini, forse perché li amo terribilmente!!!

Sono cresciuta con sette cugini maschi e sono affezionata agli amici, poi son cresciuta con mio marito che conosco da quando avevo diciassette anni, quindi ho percorso con lui le tappe anche economiche.

Anche loro si trovano a fare i conti con una realtà nuova.

Questo spot parla di noi, della nostra necessaria consapevolezza che è ciò che ci salverà e ciò che davvero costituisce la nostra indipendenza.
L’ indipendenza vera è la consapevolezza unita alla libertà di scelta ma sempre consapevole.

La vera libertà e mentale.
Donne usiamo l’intelligenza sempre, anche per collaborare consapevolmente e non riempiamoci e basta la bocca per proclamare indipendenza ai quattro venti, non pieghiamoci e non facciamoci sfruttare, manteniamo sempre la difesa dei nostri diritti, non cadiamo in stupide competizioni né tra noi né con gli uomini non ne abbiamo bisogno, ma teniamo a cuore la nostra libertà ponendo limiti di rispetto sempre.


Anni fa durante la mia formazione in Mediazione Familiare Sistemica mi hanno spiegato dinamiche sottili.

Per una sana crescita ed esistenza la vera indipendenza è l’ autonomia di pensiero, dalla propria famiglia di origine e dal proprio partner.

Certo la Mediazione Familiare non mi ha riempito il portafoglio ma a questo corso devo
Tanto.

Lo spot è chiaro.

Per essere indipendenti non dobbiamo farci manipolare da nessuno, uomini, lavori, famiglie di origine e anche da altre donne.

Per esserne capaci dobbiamo possedere capacità autonome di pensiero.

Dobbiamo conoscere.

Conoscere sempre quelli che sono i diritti che abbiamo e i risvolti economici delle cose.

CONSAPEVOLI SEMPRE.

Il mio blog non è pubblicitario e questo è solo uno spunto.

Potete vedere lo spot sulla mia pagina facebook oppure digitando semplicemente spot indipendenza economica e comparirà!!buona visione!!!

Natale al tempo della pandemia

È Natale! È Natale al tempo del Covid cioè di pandemia.

Non ho scritto questo periodo perché non ci sono molte parole, troppe vengono spese ogni giorno, parole di paura, parole di negazione, parole di critica, parole di stanchezza, di difficoltà.

Fioccano sui social corsi on line webinar psicologici, ma parliamoci chiaramente: la psicologia è una cosa seria.

Non ha mai curato nessuno on line, se non per un effetto preventivo.

Certo ogni tentativo di far star bene va apprezzato.

Purtroppo non ci sono stati aiuti concreti

Tutto ciò che gira sul web però non va confuso con ricette facili, talvolta semplicistiche.

Siamo ancora in una situazione di emergenza e tutti noi ci stiamo adattando per farene fronte, non siamo in condizioni normali soprattutto a livello familiare.

Ogni famiglia è costretta a ridescriversi e confrontarsi.

Le crisi che possono emergere e che possono essere emerse a livello familiare e relazionale tuttavia potrebbero essere lette come opportunita’.

Questo tempo ci ha dato questa occasione.

È brutto essere lontani soprattutto da parenti a amici, ma non succede quasi mai di poter avere tempo per noi per conoscerci meglio, per ascoltarci, per crescere e per pensare alle proprie scelte alla propria felicità.

Dobbiamo bastarci.

E per bastarci dobbiamo star bene con noi stessi e con i congiunti ( compagni mariti figli, una famiglia al giorno da salutare) ma soprattutto con noi stessi.

Tutti invece eravamo ormai capaci di vestirci al meglio correre per negozi sorridere e mischiarci in stati d’ animo che giustamente e normalmente circolavano condizionandoci e facendoci anche distrarre.

in questa solitudine quest’anno, ci sentiamo, sentiamo chi siamo davvero lo sentiamo forse in modo ideale aspettando la ripresa di una concretezza in cui anche gli altri potrebbero essere cambiati.

Come sempre sostengo, la vita non è statica ma dinamica, soprattutto la vita in relazione.

Bhe credo che le persone che questo Natale non possiamo abbracciare se sono importanti sono già parti di noi della nostra identità per quello che ci siamo scambiati e dati quando insieme ci stavamo tanto e negli scambi sporadici di questi mesi.

Ascoltiamoci e sono sicura che non ci sentiremo soli, accontentiamoci di un saluto di cuore quest’ anno.

La vita e le nostre relazioni riprnederanno e forse avremo imparato a essere più autentici di prima.

Buon Natale a tutti!

Carla Maria

Mamma tra simbiosi e mantenimento di un sé rivisitato e arricchito

Quando non ero ancora mamma avevo grandi aspettative su di me e soprattutto sentivo di essere in grado di tenere tutto sotto controllo.

Ormai mi ero laureata due volte, avevo fatto esperienze diverse e formative in vari ambiti di vita dallo studio al lavoro, avevo elaborato le mie teorie sulle relazioni umane, compreso meglio la coppia, le famiglie, le amicizie.

Insomma mi sentivo una persona sicura.

Lo ero davvero?

A posteriori, mi rispondo di no.

L’incontro con la mia meravigliosa figlia mi ha fatto capire che la vera sicurezza sta nella perdita di controllo, con la consapevolezza di sapersela cavare insieme, in modo nuovo unico e speciale perché questa splendida relazione si gioca in due, nella diade.

Oggi la ricerca e la pianificazione di gravidanza, gli esami continui poi i corsi preparto ci danno l’illusione di un controllo totale su questo percorso di una donna.

E’la cosa più sbagliata che possa esistere se interpretiamo questi supporti come ricette o modi per scongiurare difficoltà garantedoci perfezione .

Diventare madri è come farsi trasportare da una corrente,navigando e sapendosi adattarare mantenendo la rotta alla stesso tempo.

Ma quale e’ la rotta?

Non sappiamo mai quale sia la cosa giusta.

Mia figlia ha due anni e ancora non so rispondere alla domanda: ho fatto bene a integrare il latte materno con quello artificiale?

Certo, perché una risposta univoca non esiste in questo ambito.

Ho imparato a diffidare da chi è sicuro di averla in tasca.

La stessa madre è madre con bisogni diversi con figli diversi in periodi diversi.

Ogni parto è diverso.

La cosa che mi rende più fiera nella vita è esser stata capace in quel momento preciso di farmi attraversare dalle doglie in modo inaspettato.

Non ricordo il dolore ma ricordo la sua forza, lei, perché voleva nascere.

Niente epidurale nonostante io svenga per un solo prelievo di sangue.

Quanti punti? Non lo so.

Questa è stata la prima cosa che abbiamo fatto insieme.

Questo è quello che so.

Permettere ai figli di attraversarci ecco di cosa sto parlando.

Così ogni giorno metto in discussione me stessa cercando la modalità più adatta a mia figlia.

Non posso prescindere dalle sue risposte.

Questo cresce proporzionalmente alla sua crescita con una inaspettata velocità che a volte mi fa sentire impreparata.

So come ero.

Ero rigida.

Oggi so che ogni posizione ogni proposta ogni frase va rivista ed adattata perché siamo sempre in due, anzi in tre perché c’è pure il babbo.

Anzi in cinque perché ci sono i miei cioè i nonni anzi in otto perché ci sono anche gli altri nonni e una zia.

Insomma che fatica mi dico.

Poi mi giro vedo passare una carrozzina mentre la mia piccola già di due anni sta dormendo in auto.ho appena finito di parcheggiare ..e niente..mi commuovo.

Ricomincerei tutto, perché non credo possa esserci mai stato nulla di simile e di più formativo per me.

Perché senza la mia meravigliosa bambina io no avrei imparato tante cose in più su di me.

Sono una mamma sicura o insicura?

Sono insicura perché inesperta su alcuni temi tanto cari ai pediatri e a tante mamme che si credono esperte: nanna,

cibo, peso,febbre adesso pure tamponi certificati giaccavento si?giaccavento no?sciarpa si sciarpa no?colori a dito si o no se si sporca la casa ogni giorno?lettino o lettone qualche volta?bagnetto o doccia?sciampo o amido?creme capelli ecc …

Sono una mamma sicura però perché so che io a tutte queste domande potrò rispondere solo insieme a lei: la mia meravigliosa figlia con la sua individualità che sarà unica e irripetibile.

Allora capisco quando un formatore al corso di mediazione confessò:” Non sopporto i genitori che parlano sempre dei figli perché parlano di se stessi”.

È proprio vero dietro ai loro successi ci siamo noi, ma non col nostro merito esclusivo

Tutto viene dalla relazione, dall’ essere capaci di esserci e di svolgere il ruolo genitoriale pur nella singolarità e individualità del figlio stesso.

Il rischio è di fondersi e anche questo è sbagliato.

So per certo infatti che non sarà certo mia figlia a cambiare la mia rigidita’.

Sarà conservata per me per il mio lavoro per le mie cose e programmazioni, ma avrò imparato a non essere sempre rigida.

Consiglio questo esercizio.

Cosa è bene per me? è

Cosa è giusto per me?cosa è bene per mio figlio?cosa è giusto per mio figlio?cioè è in linea coi suoi bisogni quello che credo io che sia giusto?se non lo è mi metto in gioco.

Una risorsa possiamo trovarla nei film.

Un film un po’ attempato ma sempre attuale e Baby Boom.

Consiglio una sbirciatina …

Una donna in carriera con una maternita’ inaspettata cambia vita ma quelli che erano i tratti peculiari della sua personalità vengono riadattati ad una nuova realtà più ricca, diversa ma infondo simile alla vecchia .Una bella sfida!

Speriamo di riuscire

2 ottobre: Festa dei Nonni

Una ricchezza affettiva che aiuta a mediare tra genitori e mondo

“I nonni di oggi non sono più i nonni di una volta”

Si parla troppo poco di questa trasformazione sociale che ha avuto un peso notevole negli equilibri familiari moderni.

I nonni oggi sono più grandi di età rispetto ai nonni degli anni passati, ma meno anziani di una volta.

Le prospettive di vita si sono allungate, sono nonni meno casalinghi e meno disponibili a livello di tempo.

Una volta erano sempre presenti e rappresentavano la massima autorevolezza familiare.

si ripensi alla famiglia patriarcale in cui tutti vivevano sotto lo stesso tetto.

Oggi quasi tutto è nelle mani della gestione da parte della coppia genitoriale che si barcamena tra lavori casa,servizi educativi, scuola travolta da un cambiamento di ruoli non semplice.

L’età di mezzo dei nonni è fatta di bisogni nuovi, individuali legati a una ridescrizione di se’ dopo anni lavorativi esperiti con sacrifici e successi o insuccessi, bisogni di genitori anziani e lutti da elaborare, bisogno di obiettivi nuovi alle prese con una nuova libertà e bisogni di figli e nipoti.

A prescindere dai modelli di famiglia diversi, che possono vederli maggiormente coinvolti o meno in senso pratico, i nonni sono importantissimi per i nipoti e i nipoti lo sono per i nonni .

I nipoti costituiscono l’ ultima grande occasione di crescita.

Non sono assolutamente d’accordo sulla semplicità del ruolo che non si riduce a una semplice e più comoda traissione di valori e tradizioni.

I nonni hanno vissuto ed elaborato la relazione con i propri figli e in una famiglia sana conoscono bene sia la parte di indentita’ “altra”, rispetto alla propria, dei propri figli uniti a nuovi compagni e compagne di vita, sia la parte “comune”ereditata.

Solo con questa conoscenza elaborata il rapporto coi nipoti sarà costruttivo e soprattutto sano.

I nonni non dovrebbero educare, hanno meno responsabilità ma dovrebbero saper accettare e accogliere l’educazione scelta dalla coppia genitoriale, poi accompagnare i nipoti con il loro tempo con il loro bagaglio la loro esperienza, la loro conferma e sicurezza.

Saranno in grado solo se sono a loro volta genitori risolti.

Confermando l’educazione scelta dai genitori, i nonni possono solo arricchirla con empatia, comprensione, spiegazione, originalità e personalizzazione.

i nonni sono una “base sicura” per tutti soprattutto in primis per la coppia genitoriale.

Perché ci sia questa sicurezza è necessaria tanta pazienza per elaborare la crescita di nonni in un nuovo equilibrio familiare costituito da rispetto del confine, accettazione, intuito, stima reciproca e relazione in gioco.

Come sempre occorre flessibilità e capacità di mettersi in discussione ogni giorno.

Buona festa a tutti nonni che possono crescere con e per i propri nipoti verso la costruzione di una figlia sana.