Sono mesi che questo articolo è lì pronto ad uscire ma mai maturo per essere scritto.
Tantissime volte mi sono trovata a confrontarmi con amiche su questo tema scottante che ci coinvolge tutte: l’ indipendenza economica.
Molto spesso, troppo spesso mi sono trovata attaccata per la mia origine familiare credo, da ragazze molto spesso anche più giovani di me o più grandi che monopolizzavano cene e conversazioni trasformate in lunghi monologhi pesanti e auocelebrativi del loro immenso sacrificio lavorativo, con richiami nascosti ma non troppo ed attacchi neanche troppo celati nei confronti della mia vita economica uniti a morbosa curiosità.
Allora ero stata l’ unica a scegliere un lavoro autonomo solo pomeridiano perche’ il mio desiderio era avere quello che ho, una famiglia mia sana.
Io da donna volevo tenermi stretto il diritto di vivermi i figli e il mio matrimonio,il mio ruolo casalingo anche ma per scelta mia.
Non per questo non amo il lavoro che ho svolto e che svolgerò.
Mi sono sentita molto spiazzata e imbarazzata ma anche dispiaciuta forse per la modalità brutale direi.
Non è mia abitudine confrontarmi mai, su questo piano.
Ragazze non soddisfatte e basta del proprio lavoro, sensazione che ho conosciuto per fortuna , ma invasate, ignare, spesso anche di essere sfruttate da un circolo vizioso lavorativo che crea dipendenza, sfruttamento, ragazze che forse non accedevano bene ai propri interrogativi sulle scelte,ma allo stesso tempo ragazze e donne non pronte altri sacrifici o rinunce pure materiali.
Non è mia abitudine soprattutto fare i conti sulla vita degli altri, quando ci si limita all’ apparenza.
Ho sentito di tutto e la cosa più bella che ho fatto, ho condiviso queste riflessioni con mio marito.
A loro devo un grazie!
Grazie perché da quei comportamenti aggressivi e gratuiti ho iniziato una riflessione personale appassionata analitica e attenta.
Anni di osservazioni, anni di pensiero anche per quel confronto con le nonne, con le donne degli anni cinquanta, quanti film, quanti libri..nostalgia di un ruolo più limitato e forse semplice ma costretto.
Ricordo il museo della donna di Merano poco prima di rimanere incinta, bhe lì mi sono persa.
Poi gli occhi di mio marito e del mio ginecologo quando mi è uscito “Nooo”..appena ho saputo di aspettare una femmina.
Non perché non fossi contenta, ma perché esser donne è ancora dura oggi e adesso non lotto più solo per me stessa ma anche per mia figlia, con una motivazione molto più ricca ed energica, la forza che viene da lei.
Qualche mese fa avevo scritto un articolo sull’ Enciclopedia delle donne anni cinquanta, ma non era “lui”.
Ho deciso di accantonare l ‘ argomento, pensando che forse era una cosa troppo personale e forse anche troppo profonda.
Poi in TV mentre sfaccendavo in cucina l’altro giorno …una pubblicità che mi ha lasciato senza fiato.
Alcuni creativi hanno realizzato una pubblicità progresso sull’ indipendenza economica femminile e hanno espresso in termini esatti proprio quello che avevo in testa ma che non riuscivo a verbalizzare.
Lo spot è breve e veloce.
Ci sono quattro amiche al bar che sfoggiano i loro successi economici.
La prima ha firmato per una casa troppo grande scelta dal marito ignara di ciò che significa la firma, la seconda si appella alla grande fortuna di essere sposata facendo riferimento alla capacità del marito di aver iniziato un commercio di PC come integrazione economica e così via …
L ‘ ultima si giustifica …e centra il punto!
“infondo siamo una cosa sola”.
All’inizio non ho scritto perché la pubblicita’ mi pareva spinta.
È giusto collaborare no?
È giusto compare casa insieme no?
È giusto appellarsi ai propri diritti matrimoniali no?
Siamo una cosa sola, ce lo dice il matrimonio cristiano.
Siamo più noi a sacrificarci per la famiglia ancora, ma è sempre stato così.
L’ultima delle donne parla del suo mini stipendio per coprire un marito spendaccione.
Quello che mi ha colpito di più della pubblicità è che non c’ è attacco agli uomini, a parte questo ultimo molto soft.
io non sopporto l’attacco agli uomini, forse perché li amo terribilmente!!!
Sono cresciuta con sette cugini maschi e sono affezionata agli amici, poi son cresciuta con mio marito che conosco da quando avevo diciassette anni, quindi ho percorso con lui le tappe anche economiche.
Anche loro si trovano a fare i conti con una realtà nuova.
Questo spot parla di noi, della nostra necessaria consapevolezza che è ciò che ci salverà e ciò che davvero costituisce la nostra indipendenza.
L’ indipendenza vera è la consapevolezza unita alla libertà di scelta ma sempre consapevole.
La vera libertà e mentale.
Donne usiamo l’intelligenza sempre, anche per collaborare consapevolmente e non riempiamoci e basta la bocca per proclamare indipendenza ai quattro venti, non pieghiamoci e non facciamoci sfruttare, manteniamo sempre la difesa dei nostri diritti, non cadiamo in stupide competizioni né tra noi né con gli uomini non ne abbiamo bisogno, ma teniamo a cuore la nostra libertà ponendo limiti di rispetto sempre.
Anni fa durante la mia formazione in Mediazione Familiare Sistemica mi hanno spiegato dinamiche sottili.
Per una sana crescita ed esistenza la vera indipendenza è l’ autonomia di pensiero, dalla propria famiglia di origine e dal proprio partner.
Certo la Mediazione Familiare non mi ha riempito il portafoglio ma a questo corso devo
Tanto.
Lo spot è chiaro.
Per essere indipendenti non dobbiamo farci manipolare da nessuno, uomini, lavori, famiglie di origine e anche da altre donne.
Per esserne capaci dobbiamo possedere capacità autonome di pensiero.
Dobbiamo conoscere.
Conoscere sempre quelli che sono i diritti che abbiamo e i risvolti economici delle cose.
CONSAPEVOLI SEMPRE.
Il mio blog non è pubblicitario e questo è solo uno spunto.
Potete vedere lo spot sulla mia pagina facebook oppure digitando semplicemente spot indipendenza economica e comparirà!!buona visione!!!